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QUARTIERI DI ROMA: Monte Sacro
Il quartiere di Monte Sacro, nato col nome di Città Giardino Aniene, trova luogo nella zona nord-est di Roma, prossimo alla confluenza del fiume Aniene con il Tevere, sull’omonima altura lungo la via Nomentana. La storia antica vuole che gli Auguri si recassero sul ‘Mons Sacer’ per osservare il volo degli uccelli nell’ambito delle loro attività divinatorie. Parrebbe che a praticare la magia ci fossero anche gli Aruspici. La notorietà del monte è però legata ad un evento storico di grande importanza: qui i plebei romani rivoltosi si rifiugiarono nel primo atto di sciopero della storia, nel 494 a.C. Fu Menenio Agrippa a ricondurli in città, concedendo però ai rivoltosi l’istituzione dei tribuni e degli edili della plebe, oltre che della relativa assemblea che li avrebbe eletti. Al fine di mantenere vivo il ricordo dell’eventi sul Mons Sacer fu realizzato un tempio a Giove Terrifico. Per convincere la folla in rivolta, Agrippa elaborò una metafora paragonando l’ordinamento della società romana a quello di un corpo umano: nel caso in cui le braccia si rifiutino di lavorare, lo stomaco non potrà cibarsi ma presto tutto il corpo, braccia comprese, andrebbe in rovina. La situazione fu ricomposta ed i plebei fecero ritorno alle loro occupazioni, scongiurando così la prima grande rottura fra patrizi e plebei. Oltre due millenni dopo, il 15 agosto 1805, durante un lungo viaggio in Europa. Simon Bolivar o ‘El Libertador’, il patriota cui molti paesi d’America Latina devono la propria indipendenza, pronunciò sul Monte Sacro il giuramento con cui promise di lottare per liberare i popoli sottomessi. Il giovane Bolivar condivideva gli stessi ideali di libertà e giustizia che avevano portato i plebei a rivoltarsi. Nel 1919 si istituisce la “Cooperativa Città Giardino Aniene”, nata dalla fusione tra l’Unione Edilizia Nazionale e l’Istituto Case Popolari: il suo obiettivo era quello di concepire e realizzare un quartiere destinato alla classe media legata ai dipendenti dei Ministeri e delle Ferrovie dello Stato. Nel 1923 la gestione del progetto era passata nelle mani dell’Istituto per le Case Popolari, nasce la Città Giardino Aniene, su impianto urbanistico pensato da Gustavo Giovannoni, ingegnere, architetto ed urbanista. A lui si deve l’aspetto romantico degli edifici e del reticolato stradale: come nel quartiere della Garbatella, il gemello di natura più popolare a sud della città, anche qui lo stile architettonico prevalente è il Barocchetto, «un po’ barocco e un po’ paesano» [Insolera], una rielaborazione di elementi di architettura minore romana tra il ‘500 ed il ‘700 contrapposto allo stile Umbertino della Roma post-unitaria. Giovannoni è sicuramente influenzato dagli studi di Ebenezer Howard sulle ‘garden cities’, da cui prende anche il nome tradotto, e si struttura secondo due elementi principali: un raggruppamento di servizi alla cittadinanza (scuola, chiesa, cinema/teatro, ufficio postale) ed un grande parco pubblico (oggi parte della Riserva Naturale dell’Aniene). Il tessuto edilizio è invece definito da bassa densità e uso pressoché totale della tipologia edilizia a villino con giardino di pertinenza. La rete viaria è contraddistinta da tracciati prevalentemente curvilinei ed irregolari, in armonia con la morfologia del territorio. Giovannoni progetta direttamente il nuove Ponte Tazio sull’Aniene e la Chiesa dei Santi Angeli Custodi in piazza Sempione, costruita tra il 1922 ed il 1935 in asse con Corso Sempione e la via Nomentana, prendendo il nome dall’antica chiesa dei Santi Angeli Custodi in via del Tritone, non più esistente. La piazza è delimitata a nord da due fabbricati semintensivi architettonicamente molto ricchi, collegati da un arco i quali, insieme alla sistemazione della piazza con i porticati, costituiscono opere di Innocenzo Sabbatini, già autore di altre importanti esempi di barocchetto romano in città. Sul lato sud insiste il ‘lotto Energici’, dal nome dell’architetto progettista Alfredo Energici, mentre all’inizio di Viale Adriatico si apre con un grande arco un interessante complesso realizzato da Camillo Palmerini nel 1930. Diversi sono poi gli architetti e gli ingegneri che si dedicano alla realizzazione dei villini, come Lorenzo Cesanelli, Giulio Giorgis, Angelo Guazzaroni: tra questi spicca il nome di Vincenzo Fasolo, autore di più di quindici esempi tra i più interessanti. I villini hanno tutti caratteristiche comuni: sono monofamiliari con giardino ed insistono su lotti di 1000 mq, dotati di una ‘torretta’ con la scala che porta ai piani superiori, dispongono di due piani destinati ad abitazione ed un livello parzialmente interrato. Nonostante l’omogeneità funzionale e morfologica, ognuno riporta qualche elemento che allude alla personalità del progettista. Col tempo Monte Sacro è andata costituendosi come polo di attrazione per l’espansione nord della città: l’ICP realizzò le vicine borgate di Val Melaina e Tufello mentre la città della speculazione si avvicinava, arrivando a circondare completamente quella che una volta era l’isolata ‘città giardino’. Il quartiere ha resistito nella sua forma originale per circa tre decenni. All’inizio degli anni ’50 l’immagine di una piccola città giardino «è sostituita quella, più densa e compatta, di un quartiere prevalentemente costituito di palazzine» [Rossi]. Ad oggi moli villini sono stati abbattuti o drammaticamente trasformati: molte palazzine sono sorte occupando l’area degli originali giardini e cambiando profondamento l’aspetto del quartiere. La struttura viaria ed i servizi, però. sono rimasti invece quelli dimensionati per cinquecento villini, cioè all’incirca tremila appartamenti. Oggi ci sono almeno altrettante palazzine con molto più di seimila appartamenti per oltre 16 mila abitanti (fonte: Comune di Roma). in copertina: Vista aerea del 1934 (Aerofototeca ICCD, in Galassi-Rizzo) in corpo: Via Cimone in una cartolina degli anni '20 (in Galassi-Rizzo)